2002 nr.2


ArticoliHanno scritto

 

Home 
Siamo Qui 
Chi Siamo 
Regolamento Gite 
Programma 
Giornalino 
 Foto & Video 
Classifiche 
Curiosità 
Archivi 
Notizie Utili 
Percorsi GPS 
La posta 
Links 

 

Il balletto...

Un balletto! Ma che balletto!!!

Cinque giovani ragazzi ultracinquantenni: Cesare, Lello, Umberto, Giulio e Carlo, in gonnellino rosa plissettato, che esaltava le loro delicate movenze, collant bianchi e bal­lerine dello stesso colore, si sono esibiti su un palcoscenico speciale: in un'affollata sala di eleganti signore e sorridenti ragazze, arricchi­ta da moltissimi bouquet di primule gialle, in via S. BENEDETTO 11. Le loro chiome fluenti e non, dal biondo platino al castano al giallo, davano loro un tocco di classe; i loro visi truccati con sapiente delicatezza risaltavano i loro occhi, bocche e gote: era un piacere ammirarli!! Con delicate movenze e passi studiati ad arte hanno iniziato a danzare con un sottofondo musicale appassionato e coinvolgente: "LA DANZA DELLE ORE". La folla presente era al culmine del­l'esaltazione, batteva le mani, si alzava in punta di piedi per non perdere neppure un passo. Le persone che stavano dietro o le più basse, erano sulle sedie per godere lo spettacolo in pieno. Alla fine del balletto, l'atletico Cesare, la prima donna, ha eseguito con maestria una spaccata perfetta, mentre i quattro ballerini che lo circondavano, si sono prodigati a solle­varlo, con delicate movenze. Tutto questo ha fatto esplodere un immenso applauso e una richiesta di replica, che i cinque ballerini instancabili hanno esaudito, e sempre con grande bravura, hanno portato a termine. A questa punto la folla è esplosa in battimani e risate a non finire! Guardavamo i nostri cinque amici e non riuscivamo a trattenere le risate. Ormai il loro trucco iniziava a rigare i loro volti, le loro labbra a sbavare, la loro mise a scomporsi: hanno superato abbondan­temente la professionalità della famosa "BAISTROCCHI” !! I cinque eroi, accaldati, ma soddisfatti della loro prova, hanno accettato i nostri calorosi ringraziamenti, i nostri complimenti, per il bellissimo inizio di serata a sorpresa dell'8 Marzo 2002!!

                                                                                 Francesca Milazzo

Et voila les Calanques!

 

Prologo.

Il progetto di un trek attraverso i famosi calanchi che vanno da Marsiglia a Cassis, veniva da lontano, da circa una dozzina d'anni fa, quando un furioso temporale aveva interrotto il percorso sul più bello e costretto la metà dei Montagnin a darsi alla fuga su di un provvidenziale battello, lasciando gli altri coraggiosi a dormire in una grotta ed a proseguire l'indomani nell'incertezze meteoro­logiche. I coraggiosi avevano continuato a ricordare nel tempo ai pavidi la loro avventura, colorandola d'aneddoti e d'audacia, tanto da far salire la voglia .di "revanche" a quei poveretti e d'imitazione nei vergini da “regret". Così il fiero pennellone "Igor dei Birsi", gran logistico, in assoluto possesso della lingua e perfetto accento parigino, nonché ferito nell'onore da quell'antica disavventura, raccoglie i suoi fidi, recluta la Gianna come umile supporto per le traduzioni simultanee della lingua dell' "Ile de France" in moderno "Provencal ", riempie una vecchia "Dilicence di 54 Montagnin (con larga maggioranza d'ancor avvenenti signore ed in minor numero di un poco affievoliti ardenti signori), si munisce di vecchie storiche mappe della regione provenzale e parte intrepido per Marseille! Doux France! Marsiglia ci accoglie benevola e ci tiene ben stretti all'imbocco di un angusto vicolo con automobili malamente parcheggiate lutto intorno al nostro pullman, con 6 poliziotti misti, per età, armamento e sesso, a tentare di farci passare per raggiun­gere l'Hotel Etap, nostra meta. Poi Cesare ed Angelo, coadiuvati da una piccola e graziosa "flic ", sbrogliano la matassa facendo spe­ronare dal pullman due auto in sosta e las­ciando in lacrime la gravida proprietaria della più colpita, finalmente sopraggiunta. Quindi il carrattrezzi si portava via auto e proprietaria. A parte ciò, dirò subito che sia il soggiorno in città, sia il trek vero e proprio, sia il comportamento dei partecipanti, sia il tempo ed il traffico del lungo ponte, nonché il benevolo e vigile occhio del Grande Giardiniere, tutto insomma si è svolto benissimo. Sarà meglio andare per ordine...

Parte prima: le Calanques dal vivo.
Tutto è un groviglio di rocce bianche ed ocra, di gole profonde, di guglie vertiginose e di bianche lisce e frastagliate falesie, di pini ritti su improbabili svettanti pinnacoli sottili e da insenature profonde, dai colori di verde smeraldo e blu cobalto di un mare di cristallo, appena punteggiato da qualche bianca vela che s'inclina e geme alla bolina, strapazzata dalle folate improvvise di un incattivito e dispettoso mistral... lunghi sentieri polverosi. tappezzati da pietre di calcare bianco che si assestano e scivolano ad ogni passo degli escursionisti: segnati da pennellate di pittura variamente colorata, recante i numeri dei percorsi o il GR 98-51 che corre sino a Cassis...  Il profumo del rosmarino fiorito, dei caprifogli bianchi e topazio, della malva verde dai fiori magenta, dei lentischi oleosi, dell'amaro marrubio, del timo legnoso che sa di limone... le alghe che marciscono al sole sulla battigia e che le onde rivoltano, fra rade case scolorite e vetuste, mal rabberciate e stridenti su di una natura intatta, dolce e severa ad un  tempo... un gabbiano volteggia lento nel cielo terso e luminoso di Provenza, sorvegliando dall'alto omini in tecnicolor che si muovono a fatica su erti sentieri e pietre bianche, rotolanti sotto ì piedi non sempre sicuri e fermi…. un altro gabbiano scende sino a sfiorare le gialle spade delle ginestre che spuntano fra i cespugli di rosmarino selvatico ed i cisti dai fiori rosa… i verdi, carnosi e grassi fusti striscianti dei fichi degli ottentotti fanno contrasto con gli occhi spalancati dei propri fiori color dell'indaco. La scena è tanto olografica che pare di entrare e di uscire continuamente da un quadro di Paul Cèzane e della sua Mont Sainte-Victorie tante volte dipinta dalla natia e vicina Aix en Provence. Per contro c'è anche la fatica, il sole caldo, un mistral furioso che sposta anche i miei molti kilogrammi e ci costringe a cambiare l'itinerario di cresta per motivi di sicurezza,  la totale mancanza d'acqua e quindi la sete che ci prende un po' per davvero e un po' per l'ansia, le arrampicate su sentieri quasi verticali e le altrettante verticali e scivolose discese, a volte rese più facili da catene e scale di ferro e a volte senza rete se non fosse per l'aiuto di un compagno gentile e preoccupato. L'immagine che mi sono fatto di queste Calanques, assomiglia un po' a quella della mano destra di un uomo, con il polso rivolto a nord, il pollice ad ovest ed il mignolo proteso verso est, mentre le altre dita divergono verso sud. L'attaccatura d'ogni singolo dito rappresenta il fondo di un fiordo, di una cala, con le nocche irsute che, corrugate e rattrapite dall'artrite, sono le dorsali e le creste delle falesie che strapiombano in mare.

Parte seconda: in marcia.
Venerdì  26 aprile 2002: partiamo da Callelongue con un'intensa salita sino ai 249 metri del Pas de la Demì-Lune,  poi Pas de la Mounine e Col de la Galinette, quindi discesa attraverso il Grand Malvallon (con mia solenne arrabbiatura e relativo eccessivo rabbuffone al povero Giulio che andava per sentieri alternativi facendo rotolare pietre sui sottostanti... scuse, scuse a tutti, ma ero nervoso!). Ristoro ad un barretto nella Calanque de Marseilleveyre sulla spiaggia. Poi lunga e facile passeggiata attraverso la balconata sul mare con il sentiero G.R. 98-51 sino alla Calanque de Podestat, bella, deserta e coperta di valeriana rossa,  ma olezzante di salmastro acido e d'alghe marce. Sosta per il pranzo con sonnellino per i più e rapida occhiata alle grotte marine. Risalita pomeridiana faticosa per il Pas inferieur de la Melette sino al Col de Cortiou, il Col de Sormiou ed il Col de Baumettes, da dove per breve discesa attendiamo, in una sorta d'osteria fuori porta nei pressi di La Cayolle, il pullman che ci porta a Marsiglia e la sera a cena ed una grandiosa paella avec ecrevisses, moules et langoustes.
Sabato 27 aprile 2002: il pullman ci deposita al punto della sera prima ed il gruppo raggiunge in breve Baumettes dove (previa democratica votazione) decidiamo di saltare la Calanque di Sormiou e di tenerci in quota. A causa del ter­ribile mistral che ci tormenta non possiamo percorrere interamente la Crete de Mourgiou, la cui Calanque raggiungiamo attraverso un sentiero che si stacca dal Carrefour a quota 240 m. dopo alcuni tentativi di suicidio per erte pietraie, tipo Passo delle Cirelle in Trentino. Ci rifocilliamo brevemente fra le barche in secca sulla spiaggia e subito affrontiamo la splendida cornice della G.R. che con diversi divallamenti e passaggi strapiombanti ci porta alla catena ed alla scala di ferro del Cap Surgiton (coraggio Lello, Maria Teresa ed altri, ormai è fatta!) e quindi alla splendida baia di Surgiton, dove pranziamo e mettiamo i piedi in mare, nonostante il vento fortissimo. Qualche coraggioso ragazzo francese ed un cane nero fanno il bagno; noi non ce la sentiamo. Si riprende per un'erta ripidissima sino a raggiungere uno stradello sterrato e quindi con numerose svolte in salita, lo straordinario punto panoramico della Crète de Saint Michel. Il vento è sempre fortissimo. Ritorniamo al Col de Surgiton e qui incon­triamo gli amici del giro turistico che giunti ad incontrarci, ci accompagnano sino alla Citè Universitaire dove ci attende il pullman. Alla cena serale il nostro affiatatissimo sottogruppo conosce attimi di vera allegria e gran casino alla "Cloche a Fromage" fra bottiglie di "gran cru" e assaggi di caprini, tra la divertita costernazione dei camerieri: “Ah les Italiens!”

Domenica 28 aprile 2002: il Col de la Ginestre 328 metri ci vede iniziare il terzo e ultimo tratto, nonché il più lungo. del nostro trek. La giornata è molto bella e calda ed il mistral è sparito. Si sale inizialmente a Le Pain de Sucre 415 metri si scende ai 301 rnetri del Puits du Cancel per risalire lungo il boscoso Vallon de l’Herbe sino al punto panoramico di Cap Gros 501 metri (Cima Coppi del ns. viaggio). Da qui attraverso la Chamineè  du Diable ed il Col des Carbonniers si percorre la lunga Falaise du Devenson. Con una discesa difficoltosa e strapiombante, aiutati nel difficile cammino dall'onnipresente e indispensabile Cesare e dal sempre più "Nostro caro Angelo". arriviamo alla Tour Save in vista dell'Aguille de l’Eissadon, con gran vista sull'Anse de la Baume, l'llot du Dromedaire ed il Plateau de Castelvieil. Ci sorpassano di corsa alcuni escursionisti francesi con le magliette del C.A.F. di Marseille che fanno una gara per le calanques, con sulle spalle lo zainetto-borraccia. E' quasi mezzogiorno, fa un caldo terribile, abbiamo sete, siamo stanchi ma risaliamo l'al­berato e strapiombante vallone dell'Oule, incassato tra due alte pareti. sino al colle medesimo e finalmente facciamo sosta per il pranzo sul Plateau d'En Vari. Qualche romantico Montagnin, dopo pran­zo, si avventura sino al belvedere per fare due foto. Non me la sento proprio di andare con loro e resto a tirare pezzetti di pane ai gab­biani che volteggiano sopra di noi come bianchi avvoltoi. Ripartiamo e raggiungiamo, attraverso un'interminabile e noiosa stradella bianca, tutta pietre, la piccola ed emozionante Calanque d' En Vau. Ci rilassiamo un pochino sorseggiando avidamente una panachè gentilmente portata sulla spiaggia da due intraprendenti francesi con un gommone, che si sono inventati "sto bisinisse”. Guardiamo con malcelata invidia gli scalatori sulle falesie strapiombanti, sapendo che non saliremo mai lassù con loro, per lo meno la maggior parte di noi. Iniziamo un'ennesima e non facile salita di gruppo; procediamo lentamente uno sopra la testa dell'altro, con i francesi che vogliono scendere e non possono e che poi s'inc... Al termine dell'arrampicata e relativa discesa sfioriamo di corsa Port Pin e di seguito Port ­Miou, le ultime due calanques, bellissime e profondissime, prima di Cassis, dove giungiamo dopo un'altra, l'ennesima, salita. Ma non dovevamo andare al mare?

Epilogo.
Non appena terminato il trek avrei giurato che non sarei tornato tanto presto da queste parti a camminare. Poi, a mente fredda, e rive­dendo le diapositive che ho scattato, ci ho ripensato. La cosa si può fare, articolando diversamente parte dell'itinerario e con tempi diversi. Ma si sa. il tempo che passa è galan­tuomo: scolora la fatica e l'insicurezza, men­tre rende di limpido cristallo i ricordi dolci e le cose belle che ci sono capitate. Scolpisce nel cuore l'allegria e l'amicizia. Tutto il resto è vento che soffia e passa oltre. Mi mancheranno certamente le risa di qual­cuno ed i lussuosi garde-robe dell'albergo di Marsiglia. D'altra parte non si può avere tutto nella vita; da questa domenica di fine trekking abbiamo già avuto assenza totale d'incidenti, un buon tempo, la vittoria della Ferrari, quel­la del Genoa e la sconfitta della........ Inoltre mi porto dentro il sorriso di una nuova amica che forse ho un pò stordito con le mie chiacchiere, ma che spero mi vorrà per­donare. Certo sarà difficile avere in futuro nuovamente lo stesso gruppo, così compatto, allegro, capace, paziente. Sarà il caso di fare un po' di dieta, così faticherò un po' di meno e mi divertirò di più. Infine, lo prometto, starò di più ad ascoltare la voce degli altri che non il suono della mia. Per la gioia di Tony!

                                                                                     Gianfranco Robba

                                                                                       

[Home][Siamo Qui][Chi Siamo][Regolamento Gite][Programma][Giornalino][ Foto & Video][Classifiche][Curiosità][Archivi][Notizie Utili][Percorsi GPS][La posta][Links]