2004 nr.2


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Montagnin in Costa Azzurra
Penisola di Hyeres e Isola di Porquerolles

Ore 7.00. Nuova partenza, nuova meta per i Montagnin: la penisola di Hyeres e l'isola di Porquerolles in Costa Azzurra. Se prendete la carta geografica e seguite la costa ligure fino a Ventimiglia, e poi proseguite sulla Costa Azzurra oltre Montecarlo, Monaco, Nizza, fino ad arrivare nei pressi di Tolone, vi imbatterete, a un certo punto. in una curiosa appendice della costa, una piccolissima lingua di terra protesa verso il mare a forma di T, che, nell'immaginazione di molti di noi, consisteva in un territorio percorso in lungo e in largo da una miriade di strade e sentieri. Quale sorpresa nello scoprire che la penisola aveva invece un enorme "'buco- in mezzo contenente acqua marina, anzi. per meglio dire, la penisola è un enorme specchio d'acqua più o meno rettangolare circondato da una sottile cornice di terra. La prima parte del nostro itinerario sarebbe consistita nel percorrere uno dei lati lunghi della cornice, quello più stretto e solitario: un esteso lungomare di spiaggia fiancheggiato da una strada carrozzabile. A destra e a sinistra solo acqua, a destra il mare aperto, a sinistra lo specchio d'acqua paludoso adibito a salina e riserva naturale ove poter ammirare diverse specie di uccelli. Dopo circa 4 ore di viaggio, il pullman deposita i Montagnin escursionisti sulla spiaggia, portandosi via i pochi turisti che avrebbero fatto un giro meno impegnativo. Come e nelle migliori abitudini del Gruppo, prontamente indossiamo gli scarponi e carichiamo in spalla gli zaini pronti a partire….. Qualche perplessità ci pare di scorgere nei volti dei francesi che ci incrociano sono in tenuta da footing, scarpette e canottiera. Deve parer loro ben buffa questa colonna di circa 35 individui che muovono sulla sabbia in scarponi e giacca a vento... “verranno da chissà qual lontano alpeggio montano" penseranno.... (meglio tacere la nostra provenienza ligure...). Il lungomare ci delizia con la visione di una quantità sterminata di conchiglie, grosse, piccole, levigate, taglienti, intere, spezzate.... e con interi materassi di alghe mescolate alla sottile sabbia. Tutto attorno la desolazione più completa in quanto a presenza umana: non una casa, non una baracca, non un chiosco di gelati o di panini.... Ci chiediamo se nei mesi estivi quel lungomare sia frequentato dai bagnanti... in tal caso non lo troviamo molto ospitale. La giornata è calma e soleggiata e il mare lambisce lieve la riva. In lontananza si vede la terraferma: dolci colline, deliziosi paesini appoggiati sulla costa, case sparse tra il verde.. .. Che bello! Che bello! Esclamiamo mentre pestiamo conchiglie coi pesanti scarponi.  Che bello, che bello! Ripetiamo mentre affondiamo negli ammassi di alghe misti a vetri e altre sporcizie! Non ce lo volevamo confessare, ma paesaggio ci era piuttosto familiare, non molto diverso dai nostri migliori litorali liguri., forse anche più suggestivi e senz'altro più puliti.  Sostiamo per il pranzo in una zona aperta e acquitrinosa, non granchè panoramica ma tranquilla. E' presto: l'itinerario è stato meno faticoso del previsto e ce la prendiamo comoda. Guardando verso le saline scorgiamo in lontananza un gruppo di uccelli appollaiati, ma vuoi per i numerosi canali, vuoi per le recinzioni è difficile raggiungerli e ci limitiamo solo a fare congetture sulla specie di appartenenza! Ripreso il cammino arriviamo in breve alla fine del lungomare. Ci addentriamo nell'interno. Siamo sul braccio orizzontale della T, abitato, con case, strade, giardini, quartieri, paesini. Raggiungiamo il borgo principale, Giens, posto in un punto elevato e panoramico dal quale possiamo godere di una bella veduta delle isole di Hyeres. Qui ci viene a prendere il pullman per riportarci indietro (percorrendo l'altro lato lungo della cornice), a Hyeres, dove si trova il nostro hotel. Per il disbrigo delle formalità (ma anche in seguito per gli acquisti di souvenir e simili) Gianna diventa la migliore amica di tutti noi (sa benissimo il francese!) e con grande pazienza e disponibilità riesce a dividersi fra gli uni e gli altri per toglierli da scomodi impicci linguistici. L'approccio con le camere per qualcuno non è semplice! Chi l'avrebbe mai detto che a sole poche ore di viaggio da Genova si potessero trovare strutture alberghiere così altamente tecnologiche? Assegnate le camere, anziché la chiave.... ecco che ci danno un bigliettino di carta con 5 cifre!! E' il primo indizio per giocare alla caccia al tesoro? No, è il codice per accedere alla propria stanza, ci spiegano. lo e la mia compagna raggiungiamo la nostra porta: al posto della toppa c'è una tastiera numerica.... Comprendiamo l'arcano e ci sorridiamo compiacenti... Sappiamo bene come fare ora! Digitiamo il codice sulla tastiera e guardiamo la porta fiduciose nella sua imminente apertura... Nulla. Spingiamo la maniglia.... Nulla. Ripetiamo daccapo l'operazione misurando bene ogni gesto mentre il sorriso si smorza e l'inquietudine serpeggia.... Digitiamo il codice e guardiamo la porta in trepida attesa... Nulla. Mentre siamo incerte se dirle "apriti sesamo" o prenderla a spallate ci viene un barlume di idea geniale: anziché attendere l'apertura, digitato il codice, spingiamo subito la maniglia…. La porta cede docile e si spalanca davanti a noi immettendoci in una camerina sobria e senza pretese, ma pulita e con tutto il necessario. Il tempo per una bella rinfrescata ed eccoci pronti alla conquista di Hyeres, tutti rigorosamente intruppati nel timore di perderci e non ritrovare la strada dell'albergo. La nostra attenzione si focalizza sul centro storico della cittadina: una larga strada lastricata in salita passa attraverso importanti monumenti (Torre dei Templari, Collegiale di Saint Paul), la piazza del mercato e ancora su fino al parco pubblico di Chateau St. Bernard, nelle cui aiuole si scorgono piante e fiori molto particolari e insoliti. Molti negozi si aprono su questa via e mettono in mostra prodotti alimentari tipici e di artigianato locale. Avvicinandosi l'ora di cena ci piacerebbe trovare un locale abbastanza grande nel centro storico che ci accolga tutti, ma ovviamente siamo troppi, è sabato sera e nel centro storico non ci sono neanche molti locali, cosicché siamo costretti a dividerci. Un delizioso localino tipico accoglie un gruppetto di noi: siamo stanchi e affamati e curiosi di provare le specialità gastronomiche del luogo. Gianna purtroppo non è tra noi, ma unendo le forze, una parola per uno, in 5 riusciamo a tradurre il menù (il cameriere comunque ci aiuta con gesti eloquenti ed efficaci e qualche parola in italiano... ). Quando arriva il consommè che abbiamo ordinato (una gran tazza di brodo di pesce) lo guardiamo con tenerezza e una punta di rammarico: ci aspettavamo qualcosa di più consistente e per ovviare ci avventiamo sul pane, fresco e abbondante, che in pochi secondi finisce spezzettato nel brodino a doverosa integrazione dello stesso. Neanche due minuti dopo compare il cameriere a portarci il contorno della zuppa: crostini e salsetta.... Con abili manovre nascondiamo il panino già mezzo spezzettato nel brodo e produciamo al cameriere uno smagliante sorriso di ringraziamento. Proseguiamo più dignitosamente con le portate successive e alla fine siamo soddisfatti: non abbiamo fatto la fame e siamo riusciti a contenere la spesa! La stanchezza ci attanaglia e, nonostante sia presto, ci rifugiamo in albergo e nei nostri letti. La seconda giornata si preannuncia intensa, faticosa e stupenda. Rifocillati da una poderosa colazione (con abile cattura di baguette per souvenir... ) partiamo col pullman alla volta di Tour Fondue, porto d'imbarco per l'isola di Porquerolles, una delle 3 grandi isole prospicienti la penisola di Hyeres.
La giornata è tiepida e soleggiata e la traversata in battello rapida e confortevole. Appena sbarcati notiamo subito il carattere turistico dell'isola: alberghi, ristoranti, gelaterie, bancarelle, punti di accoglienza, possibilità di noleggio di barche, mountain bike Questo è il "Village", il cuore abitato dell'isola. Da qui parte una rete fitta di sentieri, piste ciclabili, percorsi naturalistici ed escursionistici, che permette di visitare tutta l'isola che, fuori dal Village, conserva i connotati di una natura incontaminata, vergine, selvaggia. Tranquille baie ricoperte da una sabbia bianca e finissima, lambite lievemente dalle onde di un mare cristallino si contrappongono a scoscesi e orridi dirupi ove le acque s'infrangono con violenza spumeggiando contro le pareti verticali. L'isola è tutta una sorpresa, è un continuo susseguirsi di angoli caratteristici, spiagge solitarie, boschi ombrosi, calette nascoste, punti panoramici da cui scorgere un mare dalle svariate colorazioni, dall'azzurro al verde, rovine e ruderi di antiche fortificazioni, segno di una presenza militare molto affermata sull'isola nei secoli passati.
Il nostro itinerario coprirà circa mezza isola, prediligendo la parte più panoramica. Lasciati i compagni "turisti" a visitare il Village, prendiamo un comodo sentiero che ci porta a una prima tappa spettacolare: la "Plage d'Argent", un'ampia distesa di sabbia grigio chiaro finissima, d'argento, appunto! Poi un tratto di bosco pianeggiante, il largo sentiero che un po' sale e un po' scende, aprendosi di tanto in tanto in scorci sul mare azzurro e la costa lontana, sbucando in altre solitarie e silenziose spiaggette. Si raggiunge uno dei punti più elevati dell'isola,  nei pressi del Forte Grand Langoustier, oggi restaurato e circondato da punti panoramici notevoli. A un certo punto passiamo su un sentiero più stretto e tortuoso, spingendoci nell'interno dell'isola, per ampio tratto boscoso, fino a raggiungere la Calanque du Breganconnet che termina in una deliziosa e riparata spiaggetta bianca dove ci fermiamo per il pranzo. Ci rilassiamo godendoci la giornata splendida, il sole caldo, il mare tranquillo che ci saluta avvicinandosi con caute onde, un cielo azzurro e limpido. Non siamo soli. Altri villeggianti si sono fermati anche loro a mangiare. E altri visitatori sopraggiungono: curiosi gabbiani attirati dall'odore del cibo. Uno in particolare si dimostra molto coraggioso: volteggia e si posa vicino a noi a debita distanza. Ci guarda un po' incuriosito, un po' timoroso: vorrebbe partecipare al banchetto ma non sa se può osare.... Il nostro presidente lo incoraggia con suadenti parole ed eloquenti gesti con la mano protesa verso di lui e, soprattutto, piena.... Questo secondo aspetto di quella buffa creatura che gesticola sembra interessare il gabbiano che dopo ogni nuovo volteggio si posa sempre più vicino a lei e muove la testa a scatti zampettando un po' avanti e un po' indietro, desideroso di afferrare il tozzo di pane che gli viene offerto. Per convincerlo Elisa gli butta qualche mollica e il gabbiano non esita a impadronirsene. Ma Elisa vuole di più! I lanci diventano sempre più vicini e il gabbiano è costretto ad avvicinarsi se vuole il pane.... E' ormai vicinissimo. Le macchine fotografiche degli altri Montagnin sono pronte... Elisa tiene il pane nella mano e gli parla suadente.... Il gabbiano esita ancora ma alla fine cede alle sapienti malie femminili e rischia il tutto per tutto: con rapida mossa afferra il pane dalla mano di Elisa e scappa via in volo. Siamo stupiti e ammirati. Non si immaginava che un gabbiano avrebbe osato tanto! Riprendiamo il cammino. Ancora un bel tratto di bosco fino allo spaventoso Gorge du Loup, un orrido scosceso roccioso in rapido precipizio sul mare. Qualcuno si fa immortalare in pose plastiche di sicuro effetto.... Ancora un breve tratto ed eccoci alla nostra meta, punto d'incontro con i turisti: il Phare, il grande faro, alto 82 metri, funzionante e visitabile, altro significativo punto panoramico.Da qui una via "direttissima", ampia, comoda e frequentatissima, ci riporta in pochi minuti al Village. Ancora un po' di tempo per una visita e qualche acquisto ed è già l'ora di riprendere il battello per Tour Fondue e da lì il pullman verso casa. Portiamo con noi qualche souvenir, ma soprattutto portiamo dentro di noi il ricordo di due giornate indimenticabili, dense di immagini bellissime, condivise con un gruppo di amici, e che ci inviteranno con insistenza a ritornare. Grazie, Montagnin, per questa splendida opportunità!

                                                                   Alessandra Bruzzi